30 settembre 2024 | 18.11
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“La leucemia linfoblastica acuta (LLA) è un tumore del sangue molto aggressivo, che ha un picco di incidenza nella popolazione pediatrica, dove rappresenta il tumore più comune. In Italia si stimano circa 800 nuove diagnosi all'anno, di cui 450 negli adulti.” Lo ha spiegato Alessandro Rambaldi, professore di Ematologia all'Università di Milano, oggi, nel capoluogo lombardo, nel corso della cerimonia di presentazione da parte di Amgen del i risultati dello studio clinico di fase III E1910, che dimostra come l’introduzione dell’anticorpo monoclonale bispecifico blinatumomab in prima linea di trattamento aumenti significativamente la sopravvivenza globale dei pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta a cellule Ph (LLA-B) di nuova diagnosi .
“Negli ultimi trent'anni il successo terapeutico ha ottenuto risultati straordinari nella popolazione pediatrica – sottolinea l'esperto – e questo è stato possibile grazie all'intensificazione dei trattamenti chemioterapici. I bambini, infatti, presentano una resistenza maggiore a queste terapie rispetto agli adulti, il che ha permesso di aumentare l'intensità della chemioterapia stessa. Negli adulti, invece, da molti anni i dati sono più deludenti. Proprio per questo, negli ultimi decenni, l'attenzione si è concentrata sulla ricerca di soluzioni terapeutiche contro TUTTE più dedicate alla popolazione adulta.”
In questi vent'anni «abbiamo assistito a due importanti progressi – aggiunge Rambaldi – Il primo si riferisce allo sviluppo di tecniche di valutazione della malattia minima residua (MRD), possibile grazie alla biologia molecolare, che ha permesso di orientare le scelte terapeutiche Il secondo è la sviluppo dell’immunoterapia, in particolare l’uso di blinatumomab che, nei pazienti che presentavano una quantità misurabile di MRD, ha dimostrato di essere in grado di ridurre ulteriormente l’entità della malattia, riportando i pazienti alla remissione “Cosa ci riserva il futuro – ha – conclude – è l'impegno ad applicare tecniche di valutazione molecolare della malattia minima residua a tutti i pazienti e a migliorare i risultati del trattamento, senza aumentare la tossicità.”