In tedesco Nemesi si traduce come Erzfeind o Nemesis. È una parolina che risuona in questi giorni nelle sale di Deutsche Bank, l'istituto che vorrebbe competere con Unicredit per l'acquisizione di Commerzbank in un insolito risveglio sovrano a Berlino, che non vede di buon occhio la mossa italiana. Il nemico è il conto salatissimo, che dopo 14 anni raggiunge i vertici della banca.
Si diffonde la parola che fa rima con Erzfeind, imparata a memoria nella drammatica estate del 2011, che portò la Bce a inviare la famosa lettera “dazi” all’Italia. Riforme dal sapore di austerità per ridurre il debito pubblico. A vanificare ogni sforzo è stata la speculazione sul differenziale di rendimento tra i nostri titoli di Stato e i Bund tedeschi, considerato il termometro della salute dei conti di tutti i Paesi europei. Quando Deutsche Bank ha messo in vendita i nostri titoli di Stato in una serie di 7 miliardi in sei mesi, lo spread ha raggiunto punte altissime, oltre 500 punti base, aumentando l'indebitamento del nostro Paese per rendere i titoli più appetibili.
Si è scoperto che la Germania aveva bisogno di allentare la pressione sul Bund. “Attaccare il nostro BTP era strategico, il segnale che molti aspettavano per attaccare i paesi del Club Med”, come Santander, BBVA, Crédit Agricole, HSBC, Intesa Sanpaolo e Société Générale, dice Renato Brunetta, che ci scrive sempre su The Il complotto del libro di Berlusconi deve cadere. Cronaca di un complotto pubblicata dal quotidiano. L'esposizione netta dell'Italia al rischio sovrano era scesa a 996 milioni dagli oltre 8 miliardi dell'anno precedente. L'istituto e alcuni suoi ex dirigenti finirono per essere indagati dalla Procura di Milano, la competenza passò poi a Trani ma finì in una beffa.
Silvio Berlusconi si era già responsabilmente fatto da parte per far posto alla stagione tragicomica di Mario Monti, in un'operazione politica portata avanti dal Quirinale, allora diretto da Giorgio Napolitano, un complotto – che verrà poi scoperto anche grazie a una commissione d'inchiesta – condotto di Angela Merkel (foto) e Nicolas Sarkozy. Nel 2013, l’ex presidente spagnolo Luis Zapatero, nel suo libro Il dilemma, affermava che Monti era stato nominato presidente del governo settimane prima, durante il G20 di Cannes, da Merkel, Sarkozy, dai burocrati di Bruxelles e dal Fondo monetario internazionale. Lo confermano l'ex Bce Lorenzo Bini Smaghi nel suo Dying of Austerity, così come un'inchiesta del Financial Times e un altro protagonista dell'epoca, l'ex ministro americano Timothy Geithner nelle sue memorie Stress test: «Non possiamo avere il suo sangue nelle nostre mani», cioè non possiamo sporcarci le mani con il loro sangue.
Oggi Deutsche Bank è gravata da miliardi di euro (42.500 fino al 2022) in derivati, i più rischiosi, quelli over-the-counter stipulati principalmente in base all'evoluzione dei tassi di interesse.
Un peso di cui la banca tedesca sta faticosamente cercando di liberarsi dopo aver creato per noi una tempesta perfetta, che è servita a liberarsi di un Primo Ministro scomodo sotto il mandato di chi in Europa vuole dettare legge in patria. E che in soggiorno puoi trovare un italiano.