I Carabinieri a Traversetolo (Parma)

I carabinieri a Traversetolo (Parma) – ANSA

Non saranno più solo «i due feti sepolti nel giardino della casa degli orrori», come li descriveva la cronaca. Uno è morto nella primavera del 2023, l’altro nell’estate del 2024; Entrambi finirono nella clandestinità senza che nessuno li riconoscesse come bambini, come persone, senza che nessuno desse loro un'identità. Le notizie di polizia, troppo invadenti, hanno rivelato tutto di Chiara, anche più di quanto sia necessario sapere secondo il diritto all'informazione. La studentessa 21enne, tata di fiducia delle famiglie Traversetolo, da venerdì scorso agli arresti domiciliari, ha ammesso di aver partorito ma per il resto chi indaga dovrà scavare negli angoli più profondi della sua mente, nella sequenza di le loro azioni, in qualsiasi disattenzione o complicità che avrebbe impedito a chiunque di rendersi conto dell'esistenza di quelle due creature, prima e dopo la nascita.

Ma i bambini? Avevano un padre, quattro nonni, avevano degli zii, anche se, a quanto pare fino ad ora, ne erano completamente all'oscuro. In Italia ogni neonato ha diritto ad essere iscritto all'anagrafe entro dieci giorni dalla nascita, con nome e cognome, e i genitori hanno il dovere di denunciare la nascita. E questo vale anche se il neonato muore entro poche ore o subito dopo aver visto la luce. Per i figli di Chiara – sì, sono anche bambini, non genericamente “figli” o “feti”: bambini – la Procura di Parma ne chiederà l'iscrizione all'anagrafe comunale, con nome e cognome. Certificato di nascita e morte insieme. Non è solo un’azione necessaria per le indagini ma un ripristino della dignità. Un gesto di pietà antica ed eterna. Nell'Antico Testamento è il nome che “fa” la persona: senza nome essa non esiste. Adesso anche i due “corpettini”, i “resti umani” di Traversetolo, possono essere chiamati per nome. E dovranno essere considerati persone da tutti.

Tuttavia, non è possibile alcuna restituzione dell’amore di cui sono stati privati ​​fin dal concepimento. L'unico amore possibile per loro oggi sta – ancora una volta – nella scelta del nome, visto che ancora non sappiamo chi lo manterrà. E poi nella celebrazione di un funerale che dà senso al suo brevissimo e movimentato cammino terreno. Infine, in accompagnamento ad una sepoltura giusta e dignitosa che li restituisca all'eterno. Saranno gli unici “riconoscimenti” per i figli di Chiara e per tutti i bambini non nati – o neonati, come in questo caso – lontani dalla coscienza collettiva, vittime collaterali dei drammi degli adulti. Dobbiamo tutti restituire la loro dignità. L'assegnazione del nome, il funerale e la sepoltura sono un modo per farlo.