L'auto in fuga ripresa da una telecamera di sorveglianza – ANSA
Caro Avvenire,
Prima la rapina, lui scappa, ma lei lo insegue con un Suv. Lo raggiunge, lo attacca e lo “giustizia”. Furto e furto sono reati minori, ma se lasciati impuniti portano a reati più gravi. La giustizia non serve a soddisfare il sentimento di giustizia di tutti, ma a impedirci di ucciderci a vicenda. Trascurare i crimini minori, dando una sensazione di impunità, genera rabbia sociale che può portare a questi eccessi.
Enrico Folli, Solarolo (Ra)
Caro Avvenire,
Come cittadino di questo Paese sono rimasto sconvolto dalla tragedia accaduta a Viareggio. Stiamo constatando in prima persona come alcuni cittadini non si sentano più tutelati. La vita è sacra, la disumanità è arrivata qui senza attenuanti. Ma servono più misure e controllo del territorio.
Massimo Aurioso, Piombino (Li)
Cari lettori, non mi sorprende il vostro commento, rappresentativo dei tanti che circolano in questo momento sui social, ma rimango, permettetemi, congelato e preoccupato per il clima di barbara giustizia che rischia di prevalere in relazione a questo e ad altri avvenimenti. simile. Dobbiamo raccontare tutta la storia se vogliamo capire di cosa stiamo parlando. Un uomo di 47 anni apre la portiera dell'auto di un'imprenditrice di 65 anni che ha appena terminato una cena con gli amici in un ristorante di Viareggio. La minaccia verbalmente e le toglie la borsa dal sedile. Lei è pronta a inseguirlo in macchina e, quando lo vede, lo sbatte contro un finestrino, fa retromarcia e ripete la manovra altre due volte. Dopodiché getta a terra l'uomo, se ne va, recupera la borsa e torna a casa senza preoccuparsi delle condizioni dell'individuo picchiato, che muore poco dopo. Ciò è chiaramente catturato dalle riprese della telecamera del negozio. Nessuna denuncia o segnalazione alle autorità anche successivamente. La mattina dopo la polizia arresta la donna, Cinzia Del Pino, con l'accusa di omicidio colposo. “Mi ha minacciato con un coltello”, la giustificazione arriva tardi, ma l’arma non viene ritrovata. Intanto la vittima viene identificata come Said Mailkoun, forse di nazionalità marocchina, già beneficiario di un provvedimento di espulsione e responsabile di diversi reati minori.
Potrebbe trattarsi della resurrezione di Benladen ma la signora non è riuscita a scoprirlo e, in ogni caso, sembrano esserci ben poche attenuanti per un delitto così efferato a fronte di un oggetto che avrebbe potuto essere recuperato avvisando la polizia. Quando anche il vicepremier Matteo Salvini – è un peccato interrogarlo spesso, ma il suo ruolo impedisce di ignorarlo – racconta insieme ad altri leghisti che il rapinatore gli aveva chiesto: “Se il morto fosse stato un criminale non sarebbe finita così”, poi è difficile fermare la valanga di attestati di solidarietà nei confronti dell'imputata (innocente fino alla sentenza definitiva), richieste di scuse per lei e pugni duri per chi commette i reati. Queste voci, insomma , non sono altro che uno spietato sì alla pena capitale, decisa ed eseguita da chi ritiene di aver subito un torto, nemmeno da parte dello Stato dopo un giusto processo.
In alcune zone c'è più criminalità della media, alcuni immigrati clandestini restano in luoghi dove possono sperare di guadagnare qualcosa illecitamente? Sono circostanze, cari Folli e Aurisio (so che siete più ragionevoli di tanti tastieristi), che possono aver creato tensioni anche a Viareggio, ma non siamo nei quartieri di Port-au-Prince assediati dalle bande criminali haitiane dolorosamente descritte . qui di Lucia Capuzzi. Come possiamo celebrare la vendetta o trasformare in un'eroina del nostro tempo una donna che potrebbe presto pentirsi di aver posto fine a una vita e di aver rovinato la propria? Invece di incitare gli istinti peggiori, potremmo pensare a carceri capaci di attuare programmi riabilitativi dove le persone (intendo: persone, senza introdurre razzismo o diversi gradi di umanità) che hanno commesso degli errori, siano essi italiani o stranieri, abbiano la possibilità di mettersi al suo servizio frase. e ricominciare da capo. Qualora non intendano farlo, dovranno trovare un'adeguata sanzione aggiuntiva. Non si potrà mai trattare di una ritorsione illegale e sproporzionata. Porre l'altra guancia è il precetto cristiano per tutti. Il che può tradursi in una giustizia organizzata nelle istituzioni e perfino nell’autodifesa. Guai, però, se dimentichiamo il fratello che è in ognuno di noi che incontriamo!