13 settembre 2024 | 16:57
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La Corte d'Appello di Taranto, sezione separata della Corte d'Appello di Lecce, ha annullato la sentenza di primo grado con cui sono stati condannati il 31 maggio 2021 gli ex dirigenti dell'Ilva, in particolare i due componenti della famiglia Riva, Fabio e Nicola , figli dell'ex patron Emilio, poi deceduto, nonché ex direttori di fabbrica, manager e politici coinvolti nell'inchiesta 'Ambiente Svenduto' sul disastro ambientale provocato negli anni dall'acciaieria del capoluogo jonico. Si tratta di spostare il processo d'appello a Potenza. È stata accolta la richiesta della difesa della famiglia Riva, secondo la quale i giudici di primo grado, residenti a Taranto, non avrebbero avuto la compostezza necessaria per pronunciarsi e, a loro volta, si sarebbero sentiti parti offese nel processo.
Bonelli: “Sono stupito”
Sono stupito! L'inquinamento era un'invenzione? Le morti e le malattie sono senza responsabilità? Questa non è giustizia. Con questa decisione si infligge un’altra ferita a Taranto dopo la catastrofe sanitaria. I dati parlano chiaro. A Taranto, nel corso degli anni, sono state immesse nell'atmosfera il 93% delle diossine prodotte in Italia, insieme al 67% del piombo, come risulta dal registro Ines dell'ISPRA, poi divenuto E-Prtr”. portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli.
“Questa drammatica situazione ambientale ha spinto, il 4 marzo 2010, le autorità sanitarie a vietare il pascolo in un raggio di 20 km attorno all'acciaieria. Siamo di fronte ad una delle catastrofi sanitarie e ambientali più gravi della storia italiana e dell'Unione Europea, che ha causato troppe le vittime, soprattutto tra i bambini. L'indagine epidemiologica dell'Istituto superiore di sanità lo conferma inequivocabilmente. Oggi, questa sentenza che annulla quanto stabilito in primo grado non rappresenta un atto di giustizia, ma piuttosto un danno inferto che lo hanno fatto hanno già pagato un prezzo altissimo con la loro salute e con la loro vita”, conclude.
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